Lavoro Varie

Informazioni utili per l’imprenditoria femminile

Imprenditoria femminile in Italia

L’Italia è tra i paesi in cui le donne fanno maggiore fatica a conciliare lavoro e maternità. Tra gli ostacoli maggiori che una donna deve affrontare, oltre alla mancanza cronica di politiche paritarie vi è il numero esiguo di asili nido; quelli che ci sono registrano a mò di alberghi in estate, il tutto esaurito. E, a ma che che non si abiti in piccoli paesi, le famiglie delle grandi città sono costrette a ricorrere a strutture private con quello che ne consegue in termini di sofferenza di bilancio familiare. Tutto questo non aiuta di certo la donna che lavora, che se fortunata riesce ad avere una riduzione dell’orario, in altri casi, invece, è costretta ad abbandonare definitivamente il proprio impiego. Ma se si volesse aprire un’attività commerciale in proprio e decidere così orari e tempo da dedicare al lavoro, che si deve fare?

Normative presenti in Italia dedicate all’imprenditoria femminile

Risale al 1992 la legge che prevede, nel nostro paese,  agevolazioni ad imprese a conduzione femminile. Il nome della normativa è “Azioni positive per l’imprenditoria femminile”, modificata con il DPR 28 luglio 2000, n. 314, che, al comma 2 dell’articolo 1, stabilisce che le disposizioni sono dirette a:
a) “a favorire la creazione e lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, anche in forma cooperativa;
b) promuovere la formazione imprenditoriale e qualificare la professionalità delle donne imprenditrici;
c) agevolare l’accesso al credito per le imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile;
d) favorire la qualificazione imprenditoriale e la gestione delle imprese familiari da parte delle donne;
e) promuovere la presenza delle imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile nei comparti più innovativi dei diversi settori produttivi”.

Requisiti d’accesso ai finanziamenti per l’avvio di un’attività imprenditoriale femminile

Per accedere a queste agevolazioni bisogna avere dei requisiti ben precisi:

1. Il titolare dell’azienda deve essere una donna
2. Più della metà dello staff di cooperative e ditte private dovrà essere composta da donne.
3. le società di capitale dovranno avere quote di partecipazione femminile per almeno due terzi e i delegati amministravi dovranno essere almeno per i due terzi donne.

L’art. 3 della Legge 215/92 prevede il Fondo nazionale per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile; finanziamenti erogati per l’acquisto d’impanti ed attrezzature utili all’avvio dell’attività sia essa di tipo commerciale, turistico, industriale o artigianale. In questo budget sono previsti, inoltre, contributi per l’aumento ed il miglioramento dell’impresa come, ad esempio,  l’acquisizione di tecnologie utili alla crescita nonché allo sviluppo qualitativo del prodotto. La normativa è valida sia per imprese al femminile in fase di start-up sia per aziende già avviate purché sempre a direzione femminile, in questo caso però, i finanziamenti vengono destinati per progetti dal profilo più innovativo. All’articolo 10 della Legge 215/92 è determinata la costituzione del Comitato per l’imprenditoria femminile che ha come obiettivo la programmazione generale dei termini della legge, lo studio, la ricerca e il reperimento di dati sull’andamento dell’imprenditoria femminile in Italia.

Per accedere alle agevolazioni economiche previste dalla legge bisogna partecipare al bando indetto dal Ministero dello Sviluppo Economico. Le domande per la candidatura vanno presentate ai Comitati preposti negli uffici della Camera di Commercio della vostra regione. E’ utile sapere che ogni Regione, oltre a fornirvi informazioni per l’accesso al bando e le somme erogata dalla legge dovrà mettervi al corrente su eventuali progetti di sviluppo ed incentivo all’imprenditoria femminile in corso sul territorio locale.
Per accendere al bando ed avere tutte le informazioni necessarie sui termini di legge per l’imprenditoria femminile contattate gli uffici della Camera di Commercio della vostra regione.

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