Gravidanza Mamme

Parto in acqua: in cosa consiste?

Il parto in acqua: metodo originale o scientifico?

Negli ultimi anni, per rendere meno traumatico e sofferto il momento della nascita per mamma e bambino, ci si è attrezzati per eseguire il parto in vasche con acqua. Il metodo, suggerito dalle ricerche del dottor Igor Tjarkowskij, è diventato prassi in molti centri ospedalieri italiani. Nel corso degli anni, le ricerche su questo tipo di parto sono andate avanti e con diversi studi effettuati in Francia, si è passati dal ritenerle teorie originali a metodi scientifici. Oggi questo parto si esegue con attenta cura in molti ospedali europei, sicuri quindi al 100%. Lasciati alle spalle, quindi, timori di rischi igienici o pregiudizi sulla bizzarria del parto, possiamo confermare oggi che si tratta di un’ ulteriore scelta di cui dispongono le partorienti. Informiamo che la maggior parte dei centri ospedalieri che praticano il parto in acqua si trovano nel centro-nord Italia.

Come si esegue un parto in acqua?

Per eseguire un parto in acqua la vasca utilizzata dovrà avere le seguenti caratteristiche; dovrà essere abbastanza ampia da permettere alla mamma di muoversi con agio, l’acqua dovrà essere profonda quel tanto che basta per permettere una spinta verso l’alto e dovrà avere una profondità di 80 centimetri. Inoltre, la vasca che dovrà essere in vetroresina, dovrà essere perfettamente igienizzata. Di solito il ricambio si ottiene mediante un dispositivo atto a favorire la completa igiene per tutta la durata del parto. L’acqua, inoltre, dovrà mantenersi a circa 37 gradi per tutta la durata del parto al fine di  rilassare la muscolatura uterina e rendere meno dolorose le contrazioni.

Fasi del parto in acqua.

L’ostetrica, in quel momento, potrà controllare il battito cardiaco del feto grazie a guanti lunghi fino al gomito che le permetteranno di mettere le braccia in acqua in piena tranquillità, potrà, inoltre, eseguire un massaggio nella zona lombare per il alleviare i dolori della mamma in modo naturale. Quando la dilatazione sarà  tale da permettere la fuoriuscita della testa, l’ostetrica si concentrerà sull’uscita, eseguendo le manovre del caso per la definitiva estrazione dal bambino dall’utero. In questo caso non sarà necessario effettuare l’episiotomia (il piccolo taglio tra ano e vagina che viene talvolta praticato per evitare lacerazione dei tessuti). A parto avvenuto si procederà al taglio del cordone ombelicale. E mentre l’ostetrica provvederà alla respirazione del bambino, dopo che il bebè avrà sostato qualche secondo nelle braccia materne, un altro infermiere aiuterà la donna ad espellere la placenta e gli annessi embrionali. Il tutto potrà avvenire sia fuori che dentro la vasca.
Il parto in acqua, dunque, si rivela essere un metodo particolarmente soft, e ricordiamo sicuro, per mamma e bambino.

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